Evoluzione o involuzione del settore bancario?

Articolo tratto dal numero cinque - maggio 2021 del periodico della Fabi  Uni-Inform Gruppo UniCredit

di Filippo Virzì 

Il risiko del settore bancario ci preoccupa.

All’orizzonte si intravedono grandi manovre per importanti aggregazioni dei maggiori gruppi bancari come, non ultimi , UniCredit e Monte dei Paschi.

Aggregazioni che sono importanti, oseremmo dire in alcuni casi necessarie, solo ed esclusivamente per le Banche e non per i lavoratori.

Il sistema di salvaguardia del lavoro bancario, ossia il Fondo di solidarietà unico in Europa, fino ad oggi perfettamente funzionante, reggerà l’impatto?

Potrà inoltre, a fronte delle adesioni allo stesso fondo, essere ancora garantito un adeguato ricambio generazionale che consenta di mantenere idonei livelli occupazionali?

È un quesito al quale per ora non è possibile dare risposta con certezza.

La crisi pandemica non ha risparmiato nessuno. In diverse zone le sue ricadute nelle unità produttive di prossimità sono state estremamente critiche.

Per le filiali, vero avamposto delle banche, garantire il rispetto delle misure sanitarie e la salute dei colleghi non è stato facile.

In questo contesto di grande disagio e malgrado l’accordo di garanzia in sede ABI, le pressioni commerciali sono spesso aumentate in maniera esponenziale, ad opera di un middle management particolarmente aggressivo composto da capi e capetti che hanno operato e tuttora operano in barba agli accordi vigenti.

C’è chi, approfittando dell’uso smodato dello smart working, non ancora regolamentato per quanto attiene le evoluzioni dettate dallo stato di emergenza, ne ha fatto uno strumento di pressione e controllo sui colleghi, riuscendo in molti casi a sfuggire alle verifiche degli RSA e degli RLS.

A volte lo smart working si è quindi rivelato un vero e proprio specchietto per le allodole, che ha aumentato inesorabilmente la produttività dei lavoratori bancari a discapito della qualità del lavoro.

L’argomento smart working ci porta inevitabilmente ad affrontare quello, altrettanto complesso, della digitalizzazione dei servi zi bancari. La digitalizzazione presentata dalle Banche, anche la nostra, come la panacea di ogni male, si sta spesso traducendo in una pericolosa minaccia.

La “remotizzazione” del lavoro e la conseguente chiusura di tante filiali fisiche sta comportando, di fatto, l’abbandono di molti territori. Una desertificazione dilagante dove i clienti residenti in molti comuni, spesso i più difficili da raggiungere ed i meno popolati, sono lasciati alle sorti del “fai da te digitale”.

Fai da te che si sta traducendo in disaffezione della clientela ed in parte anche dei lavoratori, quelli più legati ad un rapporto personale con la clientela. Il venir meno di questo rapporto diretto con il bancario rischia di avere importanti conseguenze sociali nei confronti dei client i che, se non adeguatamente assistiti ed indirizzati potrebbero percepire una pericolosa distanza verso “l’istituzione banca”, solida e sicura, indirizzandosi loro malgrado verso la pericolosa piaga dell’usura, un fenomeno criminale che risulta purtroppo in forte crescita.

Il sistema bancario, “servizio pubblico essenziale” come viene definito dalla legge deve continuare a basarsi sul fattore umano. Il lavoratore deve sempre rimanere al centro dei processi produttivi, anzi, chi perderà di vista il fattore umano, puntando solo ed esclusivamente sulla digitalizzazione/robotizzazione” dei processi lavorativi e di conseguenza dei rapporti umani, perderà di vista inevitabilmente la realtà che lo circonda.

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