GRAVI E PROVOCATORIE LE DICHIARAZIONI DI MICHELI (VICE PRESIDENTE ABI) RILASCIATE AL GR RAI


L’importante esponente delle aziende di credito continua a sostenere che non ci sono margini per aumenti economici da riconoscere ai lavoratori del settore in occasione del rinnovo del CCNL di prossima scadenza, dimenticando che l’aumento economico richiesto dai sindacati è corrispondente alla sola inflazione e serve a recuperare il potere d’acquisto e null’altro. Tutto questo, nel mentre i manager delle banche continuano a percepire pingui stipendi con corredo di bonus e stock option e, paradossalmente, sono proprio quei soggetti che da quando è scoppiata la crisi economica planetaria non si sono dimostrati all’altezza di approntare strategie utili a fronteggiare la situazione contingente.
 E’ innegabile che la crisi abbia comportato un arretramento della redditività; bisognerebbe però chiedersi perché in altre aree del mondo il settore del credito, dopo iniziali difficoltà, ha retto meglio. Così come sarebbe opportuno chiedersi perché i banchieri italiani continuano nei loro piagnistei, pur avendo beneficiato di interventi legislativi tesi ad alleggerire il gravame fiscale sui crediti inesigibili o come il provvedimento di rivalutazione delle quote di Banca d’Italia.
Il dottor Micheli spesso fa riferimento alla grave situazione del settore che prospetticamente, a suo dire, segnala problemi di tenuta. Comodo alibi per chi pensa di “rottamare” i lavoratori ultracinquantenni, dando luogo alla palese contraddizione che vede ai vertici di molte aziende manager anziani troppe volte con più incarichi.
Ci domandiamo, e lo domandiamo, se la situazione del settore è così difficile e grave perché mai il governatore Visco e con lui il capo della BCE Draghi lanciano segnali rassicuranti sulle sorti del sistema bancario italiano? Così pure è difficile capire, se le nostre banche sono proprio mal messe come sostiene Micheli, perché il più grande fondo d’investimento del mondo BlakRock abbia deciso di investire massicciamente nei primi tre gruppi bancari italiani?
In realtà Micheli rappresenta da par suo quei banchieri che oggi sono in cerca di alibi e scaricano responsabilità sui lavoratori quando, nell’ultimo decennio, si sono forsennatamente spesi per aprire sportelli ovunque fosse possibile (anche nei primi anni della crisi), vagheggiando l’opportunità del presidio capillare del territorio e oggi postulano la necessità di chiudere le filiali mandando a casa i lavoratori.
Ricordiamo a tutti che le responsabilità dei banchieri sono enormi; questi, come è noto, hanno impiegato la cospicua liquidità fornita dalla BCE non per sostenere famiglie e imprese, come sarebbe stato giusto, ma la liquidità è servita per investimenti di altra natura e di nessun impatto sociale.
L’UGL Credito e le organizzazioni sindacali di settore si batteranno convintamente per modificare le pretese dei banchieri, nella certezza di trovare solidarietà nella pubblica opinione.

Roma, 26 marzo 2014                         

LA SEGRETERIA NAZIONALE

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