LA BATTAGLIA FINALE DEI LAVORATORI BANCARI
Quello che recentemente è successo in Abi, con la disdetta
notevolmente anticipata del ccnl,rappresenta un atto di indubbia arroganza teso
a riaffermare il potere finanziario sul lavoro.
Con la disdetta i vertici dell'associazione hanno
affermato, nella sostanza, che “gli attuali livelli occupazionali
e retributivi non sono più sostenibili ed il modello va rivisto”.
Il tema degli esuberi, almeno nel corso dell'ultimo
decennio, si è accentuato non solo a causa delle nuove tecnologie (banca
on-line, bancomat evoluti, ampliamento delle vie al Web), ma anche
delle numerose aggregazioni fra vari istituti; e l'ammortizzatore sociale
di settore, fino adesso, ha sostenuto l'impatto di questa “nuova rivoluzione
industriale”. Ma la vera preoccupazione è in quel “ il modello va rivisto”;
questo è il punto su cui ragionare per tempo al fine di impedire ai banchieri
lo stravolgimento dell'assetto contrattuale che potrebbe affermare
il concetto di banca virtuale, di dipendenti la cui componente
variabile dello stipendio è maggiore di quella fissa.
Appena un anno e mezzo fa firmammo un contratto che non
poche perplessità destò a molti colleghi che, forse inconsapevolmente, non riuscivano a cogliere i
mutamenti sociali provocati dalla gravissima crisi economica,
politica e morale in cui versava il nostro Paese e gran parte dell'Europa.
Il sindacato, unito, fornì ai lavoratori una dignitosa
salvaguardia retributiva ed ai banchieri un quadro normativo
consono a favorire il recupero produttivo del settore.
Adesso, ci ritroviamo con le banche che addirittura
stentano a rilanciarsi, alcune commissariate, un paio con problemi
apparentemente irrisolvibili; con piani industriali in corso indirizzati
esclusivamente al risparmio sui costi del personale e
amministrativi.
Tutti piani condivisi con le organizzazioni sindacali che,
nonostante il difficile momento, sono riuscite ad imporre una gestione
sostenibile degli esuberi cercando di tutelare l'area contrattuale ed i
livelli professionali dei lavoratori.
Purtuttavia siamo da punto a capo, proprio come un anno e
mezzo fa, con un management strapagato, spesso immotivatamente, ed
inadeguato nella gestione di qualsiasi criticità nonostante ciò che come
sindacato abbiamo fatto e dato al sistema.
E' necessario reagire con fermezza per uscire dalla palude
di una foresta pietrificata (le banche) e tornare a dare dignità al lavoro (e ai lavoratori), facendo
pure pagare all'alta dirigenza le sue indubbie colpe.
L'imperativo delle nostre rivendicazioni dovrà essere
quello di colpire al cuore quel capitalismo finanziario egoista e rapace tuttora dominante, per
sostituirlo con un nuovo sistema partecipativo che metta al centro
il coinvolgimento diretto del lavoratore nelle scelte gestionali e nella
equilibrata suddivisione degli utili. Questo per tentare un
bilanciamento sociale del contratto che valorizzi i fondi pensione
e le polizze sanitarie, i valori della famiglia ed il recupero salariale, la
sostenibilità sociale e quella ambientale.
Dobbiamo dimostrare che la categoria è culturalmente
preparata ad affrontare cambiamenti epocali che incidono
direttamente sulla qualità della vita e del lavoro in banca, altrimenti tutto
sarà più difficile ed a niente servirà mugugnare in silenzio fra
quattro mura. E' giunto il tempo di lottare per il futuro dell'intera
categoria, per difenderne la dignità professionale, per far recuperare
credibilità ad un sistema, quello bancario, che è parte integrante
dell'economia reale del Pese. Altrimenti, sarà maledettamente tardi.
Roma 1 ottobre 2013
la Segreteria Nazionale

