LA STORIA E LE SCELTE DI UN SINDACATO



Da tempo si è sviluppato nel mondo sindacale bancario un dibattito sul concetto di rap-presentatività delle organizzazioni dei lavoratori; dibattito che ha raggiunto il traguardo di un nuovo e discutibile accordo sulle libertà sindacali.
Nell’immaginario collettivo, le banche ed alcuni sindacati cosiddetti più rappresentativi, sono riusciti a far passare il concetto che chi ha più iscritti ha, necessariamente, più ragio-ne degli altri che ne hanno di meno.
Su questa base si rischia di orientare l’indirizzo della politica delle relazioni industriali nei gruppi, nelle singole banche e nella stessa associazione dei banchieri, nella cui sede, ap-punto, quell’accordo è nato con l’avallo, più o meno condiviso, di tutte le sigle di settore.
Ma può essere ammissibile un mero criterio di sommatoria associativa, risultato proprio da questa intesa, a dettare le regole e l’importanza di ogni singola federazione sulle future trattative?
La storia della nostra organizzazione è rappresentata da un percorso culturale, e di lotte, che dura da oltre sessant’anni, da quando dagli anni cinquanta e sessanta, rivalutando le te-si del sindacalismo nazionale di Sorel e Corridoni, come Filcea Cisnal proponevamo i principi della Cogestione nelle aziende di credito e della Partecipazione dei lavoratori agli utili di esercizio, mettendo sullo stesso piano i due fattori principali della produzione: il Capitale ed il Lavoro. Venivamo additati dagli altri sindacati come degli illusi su dei pro-getti irrealizzabili, modo elegante per definirci dei matti.
Quando, poi, fra gli anni settanta ed ottanta, difendevamo la nostra scala mobile "anoma-la", unico e valido strumento per salvaguardare pienamente il potere di acquisto delle re-tribuzioni, ci consideravano come degli egoisti corporativi.
Mentre, quando fra la fine degli anni ottanta ed i novanta, contrastavamo in tutte le sedi, anche in piazza, le prime avvisaglie di scorpori aziendali, anche in questo caso da soli con-tro tutti, facendo miseramente fallire l’operazione Consicurezza tentata dalla BNL, in que-sto caso eravamo apostrofati come dei ciechi dinanzi ad un mondo del lavoro che doveva cambiare……ma in peggio.
Poi, quando trasformando la Cisnal Credito in Ugl Credito, per superare ed attualizzare, ma senza rinnegare, i paletti ideologici di una destra sociale, tanto importante quanto ghet-tizzata, ed aprirci alla galassia degli innumerevoli sindacati autonomi, eravamo visti come degli opportunisti.
Bene, adesso, nel terzo millennio, le associazioni datoriali e le altre sigle cominciano ad affermare che la Partecipazione è una valida alternativa da proporre nel sistema produtti-vo; che la scala mobile "anomala" difendeva veramente gli stipendi e, anzi, andava appli-cata anche negli altri comparti; che gli scorpori provocano incertezze lavorative e debbono
00153 Roma – Lungotevere Raffaello Sanzio, 5 – Tel. 06/58551 – Fax 06/5815184 E-mail:uglcredito@uglcredito.it
essere normatizzati in modo da garantire i lavoratori coinvolti; che la frammentazione sin-dacale è troppo dispersiva e rischia di incancrenire le relazioni sindacali.
Quindi, il nostro patrimonio ideale di oltre mezzo secolo è quantomai attuale ed imitato dai più "blasonati" sindacati.
Vedete come una sola sigla, considerata minoritaria, può essere decisiva nel migliorare la qualità della vita dei lavoratori, incidendo pure sulle scelte imprenditoriali e politiche di chi ha in mano le sorti del nostro Paese, e può fare scuola a tanti soggetti, compresi ban-chieri e grandi sindacati.
L’importanza di una organizzazione sindacale non si ottiene contandone gli iscritti, ma pe-sando il valore delle sue proposte, dei suoi progetti, dei suoi sogni e, soprattutto, valutando la sua capacità di non omologarsi lanciando sempre nuove sfide nello scenario in cui si o-pera.
Perciò non temiamo gli attacchi dei banchieri che vorrebbero continuare a concertare inte-ressi che quasi mai coincidono con quelli dei lavoratori, specialmente in questo momento di crisi economica e di vigilia di rinnovo del contratto.
Continueremo a rappresentare, invece, un preciso punto di riferimento per difendere gli in-teressi della categoria, strafregandocene dei calcoli numerici ed inseguendo l’obiettivo di un sistema finanziario socialmente sostenibile, regolamentato ed a servizio delle famiglie e delle piccole e medie imprese.
In fondo, non essere una federazione con migliaia di iscritti può rappresentare una scelta, quando sin dalla nascita si decide di mettersi contro i poteri forti e le ingiustizie per difen-dere i più deboli, contro il grande capitale per valorizzare il lavoro ed il ruolo aziendale dei lavoratori.
Quando si decide di fare tutto questo, certamente non si ottengono particolari tornaconti dalla controparte.
Ed in questo scenario, con questi accordi, ancora una volta dimostreremo a tutti di non a-ver paura di avere coraggio.

La Segreteria Nazionale

Post più popolari