AI CONFINI DELLA CRISI FINANZIARIA È NECESSARIO CAMBIARE LE REGOLE PER COSTRUIRE IL NUOVO CCNL DEL CREDITO

Anche a rischio di ripeterci, intendiamo mantenere alto il livello di guardia sullo scenario che si prospetta a pochi mesi dalla scadenza contrattuale del 31 dicembre 2010.
È troppo importante per il settore del credito far recepire all’intera categoria e all’Abi che il nuovo testo del ccnl dovrà prevedere, oltre un sacrosanto livello di rivalutazione degli stipendi e delle indennità, adeguate norme volte a recepire la lezione dello tsunami finanziario abbattutosi sul mondo affinché simili catastrofi economiche non abbiano più a ripetersi.
Ad oggi, constatiamo che gli effetti negativi della crisi finanziaria globale non sono ancora passati e l’auspicata ripresa produttiva, e dei conseguenti consumi, è quantomai dominata dall’incertezza.
Dobbiamo con convinzione ribadire, in tutti gli ambiti possibili, che quello che è successo è effettivamente paragonabile al crack degli anni Trenta e se in Italia il sistema bancario ha sostanzialmente retto è perché, da noi, i controlli funzionano decentemente, anche se si potrebbe fare molto di più; il patrimonio delle banche è sufficientemente solido, tanto che ha superato indenne il famigerato stress test; il sindacato, negli ultimi anni e non a caso da quando c’è il tavolo unitario, ha svolto un determinante ruolo nel pretendere, in ogni occasione, l’applicazione del principio della responsabilità sociale di impresa.
Invece, nel mondo anglosassone è stata irresponsabilmente permessa una politica finanziaria priva di vigilanza, di regole e di etica, con i risultati nefasti di fallimenti di banche e finanziarie.
Ecco, proprio di etica c’è bisogno anche nel nostro sistema finanziario, quell’etica che viene spesso sbandierata a parole dai banchieri ma mai seriamente applicata, tanto è vero che notiamo una pressoché totale assenza di veri valori ed il dominio, da noi sempre contrastato, di una mentalità manageriale improntata esclusivamente sul facile arricchimento e sul successo personale ad ogni costo.
La priorità, a nostro avviso, è il bisogno di un recupero solidaristico e reputazionale del sistema, cercando di stabilire delle oneste e durature relazioni economiche sui territori e nelle comunità di riferimento, coinvolgendo
responsabilmente i lavoratori bancari nelle scelte gestionali per stabili progetti di crescita aziendale, questo dovrebbe fare la nuova banca del dopo crisi.
In definitiva, chiedere una profonda riforma moralizzatrice dell’attività finanziaria, normatizzando l’attuale sistema incentivante, al fine di far funzionare regolarmente il mercato è, prima di tutto, un dovere del sindacato che ha l’interesse a far recuperare credibilità a tutto il settore, proprio per cominciare a predisporre delle soddisfacenti rivendicazioni salariali e normative ma in un diverso e migliore contesto sociale.
Approdare ad un sistema bancario strutturalmente riformato, soprattutto nella parte finanza, vuol dire chiedere a questo importante comparto che, d’ora in poi, deve contribuire efficacemente allo sviluppo produttivo nazionale, facendo coincidere gli interessi aziendali con quelli più generali del Paese, sostenendo l’economia reale e non l’improduttiva rendita finanziaria.
Solo in tal modo si può ripristinare la fiducia con tutti gli stackeolder e fra le stesse banche che, finalmente, potrebbero tornare a far funzionare normalmente il mercato interbancario il quale, adesso, se non ci fossero i periodici interventi della Banca Centrale Europea, rischierebbe di implodere su se stesso.
La nuova banca che sogniamo passa fra queste semplici ma sostanziali riforme, così come il nostro nuovo contratto di lavoro dovrà valorizzare adeguatamente il grande patrimonio umano di cui dispongono le aziende di credito italiane, che con acclarata professionalità rende, nonostante tutto, competitivo il settore in Europa.
E quando, finalmente, il lavoratore bancario potrà partecipare direttamente ai risultati aziendali ed alle scelte gestionali, vorrà dire che il mondo della finanza sarà veramente cambiato ed il sistema creditizio tornerà a servire le famiglie e le piccole e medie imprese e non a servirsi delle famiglie e delle piccole e medie imprese.
Roma 30 Luglio 2010
La Segreteria Nazionale

