Le banche diano un vero segnale di cambiamento
Non possiamo non notare il ritorno del prevalere dell’attività finanziaria su quella più propriamente creditizia di gran parte degli istituti bancari e, praticamente, rischiamo di dover assistere al ripetersi nuovamente dell’inquietante scenario pre-crisi di due anni fa.Dopo la Banca Centrale Europea, pare essersi accorta del nuovo rischio anche la Banca dei regolamenti internazionali che, appunto, ha convocato a Basilea i responsabili delle principali banche mondiali e, per l’Italia, saranno certamente presenti Profumo e Passera.Da tempo la nostra organizzazione sindacale denuncia il rischio potenziale di una prepotente ed azzardata rinascita della speculazione senza apparenti limiti, nonostante gli appelli di governanti ed istituzioni varie tesi a stabilizzare il Sistema con regole certe da rispettarsi per normalizzare l’attività dei mercati. E sempre da tempo chiediamo il ritorno alla banca tradizionale, quella dei territori che raccoglie denaro e fa credito responsabile fornendo adeguati servizi alle PMI ed alle famiglie, cioè all’economia reale. Tutti gli autorevoli richiami per un modello bancario regolamentato e solido sembrano caduti nel vuoto a vantaggio di nuove operazioni finanziarie, prevalentemente speculative, complicate e rischiose.Comprendiamo che per attutire il potenziale rischio dei finanziamenti alle imprese che, in un periodo di crisi come è ancora quello attuale, non riescono a dare precise garanzie di competitività produttiva, le banche ricomincino a cercare profitti nella finanza “creativa” avvantaggiandosi di una bassissima inflazione che permette loro di reperire capitali a meno dell’1%, a tanto corrisponde il tasso attivo pagato sui depositi della clientela. Ma non possiamo nemmeno continuare ad accettare progetti di breve durata, sostenendo il “mordi e fuggi” di speculatori senza patria e senza onore.Accettiamo consapevolmente, invece, dei risultati di gestione pure inferiori agli utili dei precedenti anni e sollecitiamo un’autentica riforma della regolamentazione finanziaria che contenga i rischi sugli investimenti in prodotti derivati che possono, è vero, dare guadagni immediati ed elevati, ma in caso di nuove bolle speculative, che esplodendo cambiano in fretta il vento dei mercati, generare devastanti nuovi default finanziari. Anche per fronteggiare la crisi economica molti Istituti stanno vendendo parti importanti del proprio patrimonio immobiliare, che una volta era garanzia di solidità economica; ma se nell’immediato futuro un nuovo uragano finanziario dovesse abbattersi sugli Stati, quelle stesse aziende che altro potrebbero vendere per sopravvivere?Quindi invitiamo nuovamente i banchieri a voltare definitivamente pagina applicando, intanto, le regole e le leggi che già ci sono, ma concertando con le organizzazioni sindacali un nuovo modello di sviluppo basato sulla Cogestione aziendale, dove il lavoro ed i lavoratori siano al centro di piani industriali duraturi nell’interesse delle comunità di riferimento e dell’economia nazionale.Forse ci ripetiamo nei concetti ma, vi assicuro, ne vale davvero la pena. F.Verelli – Segretario Nazionale UGL Credito

